"La forma della terra. Geografia della ceramica contemporanea in Italia" at Fondazione Malvina Menegaz / Castelbasso, Italy

"La forma della terra. Geografia della ceramica contemporanea in Italia" / curated by Simone Ciglia

Artists: Mario Airò, Salvatore Arancio, Stefano Arienti, Bertozzi & Casoni, Enrico Castellani, Enzo Cucchi, Matteo Fato, Flavio Favelli, Alberto Garutti, Liam Gillick, Piero Golia, Ugo La Pietra, Felice Levini, Emiliano Maggi, Eva Marisaldi, Gino Marotta, Mathieu Mercier, Matteo Nasini, Adrian Paci, Mimmo Paladino, Luca Maria Patella, Giovanni Termini, Luca Trevisani, Vedovamazzei, Luca Vitone. 

"Sarà presente l’artista" / curated by Simone Ciglia
Collezione Fondazione Menegaz, #2 Mario Airò

July 25 - 30 August, 2020

FONDAZIONE MALVINA MENEGAZ per le Arti e le Cultura
- Palazzo De Sanctis / Via San Nicola, 17 
- Palazzo Clemente / Via XXIV Maggio, 28 / 64020 Castelbasso (TE), Italy






La sezione arti visive di Castelbasso 2020 presenta due progetti espositivi in continuità con le linee di ricerca della Fondazione Malvina Menegaz. Il primo interessa l’investigazione del potenziale contemporaneo delle tradizioni artigiane (in questo episodio la ceramica, al centro della mostra La forma della terra. Geografia della ceramica contemporanea in Italia, a cura di Simone Ciglia). Il secondo riguarda la figura dell'artista come curatore, con il nuovo capitolo del ciclo Sarà presente l’artista - da un'idea di Simone Ciglia - che invita quest'anno Mario Airò a riallestire la collezione della Fondazione Menegaz in dialogo con il proprio lavoro.

La forma della terra.
Geografia della ceramica contemporanea in Italia
a cura di Simone Ciglia
Palazzo De Sanctis

Nel corso dell’ultimo quindicennio, le tecniche artigiane hanno raccolto una nuova attenzione nella pratica degli artisti contemporanei a livello globale. Sembra lontano il tempo in cui, poco più di vent’anni fa, Peter Dormer s’interrogava sulle ragioni per le quali l’artigianalità (quell’universo racchiuso sotto il termine inglese craft) fosse “intellettualmente sconveniente” nell’arte moderna e contemporanea.
Le premesse possono essere ricondotte ad alcuni postulati della cultura postmoderna, in particolare la tensione alla cancellazione dei confini fra alto e basso, ovvero fra le cosiddette “belle arti” e l'artigianato: le prime hanno incorporato una vasta gamma di materiali, tecniche, lavorazioni dal secondo, seguendo un’intenzionalità in cui gioca un ruolo di primo piano l’associazione con il marginalizzato – si tratti del femminile, del queer o delle culture non occidentali – che indirizza una parte rilevante delle ricerche recenti. In questo "ritorno del reale" è inoltre facile leggere una reazione di fronte ai processi tecnologici accelerati che disegnano un mondo sempre più smaterializzato. 
Nell’ampio novero di queste tecniche, un rilievo particolare è assunto dalla ceramica: è la natura proteiforme del materiale ad averne sancito la fortuna storica. Come sottolinea l’archeologo William Henry Holmes, la ceramica, al contrario di altri materiali, “non possiede inerenti qualità naturali da imporre una data forma o una classe di forme ai suoi prodotti […]. È così mobile da essere alquanto libera di prendere forma dall’ambiente circostante, e dove ampiamente usata registrerà o echeggerà una gran parte di natura e di arte coesistente”. Oggi questo retaggio quasi ancestrale è avvicinato sotto il segno della sperimentazione in un orizzonte postmediale. La dimensione collaborativa del processo produttivo è un altro elemento consonante alle pratiche contemporanee che ne ha garantito la recente ripresa. 
La forma della terra. Geografia della ceramica contemporanea in Italia propone una mappatura delle possibilità contemporanee della ceramica, orientata sul territorio nazionale. La mostra è concepita come un viaggio attraverso alcuni fra i principali centri di produzione legati a questa tecnica, che ricalcano in larga parte la geografia storica: da Faenza, che ha saputo più di ogni altro raccogliere la sfida della contemporaneità, ad Albisola Superiore e Albissola Marina, Castellamonte (TO), Nove (VI), Pesaro, Deruta, Castelli (TE), cui si aggiungono le città di Roma e Milano. Senz'alcuna pretesa di esaustività, ciascuna località è rappresentata da opere realizzate negli ultimi vent'anni da autori appartenenti a diverse generazioni.
La forma della terra. Geografia della ceramica contemporanea in Italia compone il secondo capitolo di un’investigazione sul potenziale contemporaneo delle tradizioni artigiane che costituisce una delle linee programmatiche della Fondazione Malvina Menegaz di Castelbasso. Il ciclo è iniziato nel 2018-2019 con l’arazzo, affidando a Stefano Arienti la realizzazione di un trittico di opere tessute presso i laboratori dell’Arazzeria pennese, ora nella collezione del MAXXI - Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma. La posizione spesso marginale assunta da queste tecniche nel sistema produttivo attuale ne mette a repentaglio la stessa sopravvivenza: la conservazione di questo patrimonio non può che passare attraverso una sua riproposizione nella contemporaneità.

Artisti

Mario Airò, Salvatore Arancio, Stefano Arienti, Bertozzi & Casoni, Enrico Castellani, Enzo Cucchi, Matteo Fato, Flavio Favelli, Alberto Garutti, Liam Gillick, Piero Golia, Ugo La Pietra, Felice Levini, Emiliano Maggi, Eva Marisaldi, Gino Marotta, Mathieu Mercier, Matteo Nasini, Adrian Paci, Mimmo Paladino, Luca Maria Patella, Giovanni Termini, Luca Trevisani, Vedovamazzei, Luca Vitone.

Nell’ambito della mostra sarà presentata per la prima volta al pubblico italiano la nuova opera Modellare l'acqua di Mario Airò, eseguita nei laboratori ceramici di Castelli nel 2019-2020. Il progetto è stato realizzato grazie al sostegno dell’Italian Council (6. edizione, 2019), programma di promozione di arte contemporanea italiana nel mondo della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo. L’installazione, esposta in anteprima allo spazio Bazament di Tirana (in collaborazione con l'Istituto Italiano di Cultura di Tirana), è destinata a far parte della collezione permanente del Museo Internazionale della Ceramica in Faenza.

Progetto realizzato con il sostegno di Italian Council e Direzione Generale Creatività Contemporanea


Sarà presente l’artista
Collezione Fondazione Menegaz
# 2 Mario Airò
a cura di Simone Ciglia
Palazzo Clemente

Nell'ambito di Castelbasso 2020, prosegue con un nuovo capitolo il ciclo espositivo Sarà presente l’artista – inaugurato nel 2018 da un'idea di Simone Ciglia – in cui un artista è invitato a indossare i panni del curatore, riallestendo la collezione della Fondazione Malvina Menegaz in dialogo con il proprio lavoro.
Dopo Matteo Fato (#0, 2018) e Stefano Arienti (#1, 2019), Mario Airò è il protagonista del terzo appuntamento nel 2020.
Su invito della Fondazione Menegaz, Airò ha incentrato il proprio intervento sul tema dello spazio: muovendosi liberamente fra epoche, autori e tecniche, l'artista ha selezionato dalla collezione un nucleo di lavori che si confrontano con le questioni dell’ambiente, del luogo e dell’intervento nel contesto espositivo, centrali anche nella propria ricerca. La sua predilezione – afferma – si è indirizzata verso “opere che siano presenze piuttosto che mere rappresentazioni, da esperire attivamente piuttosto che non contemplare/osservare, opere dai confini indefiniti, sia teoretici che spaziali, che interagiscono con il luogo in maniera simbiotica e, così facendo, ne alterano le qualità percettive ed atmosferiche”. Questi lavori agiscono da un lato sulla materia della superficie alla ricerca di equilibrio, dall’altro sulla percezione dello spazio: si tratta, nelle parole di Airò, di “opere che attraverso l’invenzione riescono a scivolare tra i generi e gli stili e a dare freschezza, leggerezza e naturalezza alla percezione. Che trasformano gli spazi e la loro narratività simbolica, le percezioni e sensazioni che ci trasmettono quando li percorriamo”.
Le opere scelte sono messe in risonanza con un intervento di Airò che si distribuisce in ripetizione differente nelle quattro stanze di Palazzo Clemente, sede della mostra. La serie di installazioni, realizzata nel 2019 e intitolata Diapason, prende forma da questo strumento, impiegato in campo musicale per la produzione di un suono determinato. Ciascuna opera si compone di due elementi: una scultura astratto organica appesa alla parete, che funge da appendino per una coppia di cimbali in bronzo campanario decorati con segni pittografici in nashi, o naxi (l’ultima lingua a pittogrammi ancora attiva sulla terra, parlata da una minoranza etnica che vive nell’attuale territorio della Cina); una sorta di diapason allungato in ottone (lungo 2 metri), che serve da contenitore per una striscia di carta assorbente, colorata per immersione in inchiostri acrilici (le differenti tonalità riflettono gli spettri di emissione degli elementi chimici, che determinano anche gli intervalli di distanza a cui le diverse componenti sono disposte sulla parete). Ritmando lo spazio espositivo, Diapason traccia un linea continua che conferisce un’armonia unitaria all’ambiente, offrendo allo stesso tempo una nuova cornice per leggere le opere della collezione. A questo si aggiungono tre lavori Dalla produzione degli ultimi quattro anni Airò propone una serie di opere che interessano appunto la dimensione spaziale, tramite l'impiego di elementi quotidiani.

Artisti

Carla Accardi, Mario Airò, Franco Angeli, Alfredo Biasi, Luigi Boille, Daniele Bongiovanni, Thomas Braida, Alessandro Cannistrà, Tullio Catalano, Mario Ceroli, Claudio Cintoli, Claudio Cori, Antonio Corpora, Andrea Di Marco, Tano Festa, Luca Francesconi, Marco Gastini, Sophie Ko, Nunzio, Arcangelo Sassolino, Ettore Spalletti, Giulio Turcato.